La F.U.C.I., Federazione Univesitaria Cattolica Italiana, nata nel 1896 dall’unione di circoli universitari cattolici esistenti in alcune città d’Italia, è una aggregazione ecclesiale di gruppi di studenti universitari che, negli anni dello studio e della formazione, vogliono percorrere insieme un cammino di fede e di crescita culturale, vivendo un’esperienza di Chiesa nel solco della tradizione centenaria della Federazione

giovedì 3 maggio 2012

incontro del 19 aprile 2012


Psichiatria e potere: come la pazzia è stata vissuta dalla società.

L’incontro del 19 aprile è stato tenuto dal Professor Lastrucci, psichiatra, il quale ha declinato il tema del semestre con riferimento a quella che è stata la sua esperienza professionale negli ospedali psichiatrici sin dalla metà degli anni sessanta.
La descrizione da lui fatta si è concentrata sulle differenze tra il sistema statunitense, in cui ha lavorato in un primo momento, e quello italiano.
L’organizzazione dei manicomi negli U.S.A. prevedeva una diagnosi interdisciplinare, la cui sintesi doveva dare indicazioni operative. Poteva poi essere rivista a seconda di come si modificava la situazione del paziente. La situazione era quella di un’”Umanità schiacciata e abbandonata” , gestita in modo impersonale, ma con un alto livello professionale.
Il panorama italiano invece era totalmente diverso, e le mancanze appaiono evidenti. Il Professor Lastrucci comincia a lavorare a Lucca nel 1967: qui l’organizzazione è ”medievale”, chiusa, simile a un carcere, i pazienti sono divisi in sezioni maschili e femminili, senza aggiornamenti dei trattamenti a cui vengono sottoposti rispetto al mutamento delle loro condizioni sanitarie. Essi sono circa 1000, i medici 6; non vi sono altre figure professionali. Ma il rapporto che si instaura è più umano, i familiari visitano i pazienti(al contrario di ciò che avviene negli Stati Uniti). I casi di dimissioni sono rari, e disciplinate dal direttore dell’istituto, che ne risponde direttamente al tribunale(che a sua volta deve convalidarle)(L. 36/1904) La situazione comincia a cambiare con la L 431/1968 Mariotti: si prospetta una libertà insperata grazie alla possibilità di ammissioni e dimissioni volontarie del paziente. I manicomi diventano “ospedali psichiatrici”, vengono incrementate le uscite, abbattuti i muri e i cancelli. Tuttavia esso mantiene le sue caratteristiche di struttura di emarginazione, che ha sostanzialmente lo scopo di tenere lontani dalla comunità di origine i pazienti. Il discorso psichiatrico continua ad essere qualcosa di non capito, misterioso, che, dando luogo a comportamenti violenti, le famiglie di origine difficilmente riescono a gestire.
Con la legge Basaglia(180/1978) le cose cambiano radicalmente e, sulla scia delle numerose teorie fiorite nel decennio precedente, comincia a modificarsi l’idea dell’ospedale psichiatrico(non più luogo di reclusione ed emarginazione)e più in generale della malattia psichica, nonostante i passi da fare siano ancora molti e difficili.
Se consideriamo la malattia mentale soltanto in senso medico organicistico sbagliamo: il cervello non è un organo come gli altri; funziona perché viviamo in un mondo di relazioni interpersonali: esse gli forniscono gli stimoli che gli servono per funzionare.
“Malattia mentale” è un mito ideato per mascherare i conflitti morali delle relazioni umane. Ciò porta con sé una forte istanza etica : essa è rivelatrice del ruolo che l’individuo si trova a giocare per superare le difficoltà del mondo in cui si trova.
 (Relazione del Prof. Lastrucci riassunta da Chiara Tomei)

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