Può la politica di uno Stato, specie in un settore molto delicato e ricco di interessi confliggenti come quello dell’immigrazione clandestina, essere orientata da principi ispirati alla “caritas”, all’amore verso il prossimo?
Si notano nella legislazione molte incongruenze come ad esempio il fatto che possono essere accettate le iscrizioni dei figli di immigrati stranieri anche se essi sono clandestini, ma il personale non è esentato dall'obbligo di denuncia dei genitori qualora sia consapevole della loro condizione di clandestinità. Delle riforme sull'istruzione degli stranieri ne è stato discusso durante l'incontro(16marzo) a Pisa per la Settimana dell'Università.Importante sarebbe poi, per permettere una maggiore integrazione sociale, la partecipazione degli adulti a dei corsi di alfabetizzazione, ma il secondo comma dell’art. 6 non esenta dall’esibizione dei documenti lo straniero che voglia accedervi. E’ chiaro come questa disposizione accentui il progressivo isolamento sociale del clandestino.
Altri punti principali sono il fatto che chi dà un alloggio a un clandestino è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni, inoltre sono puniti coloro che aiutano gli stranieri a entrare in Italia e coloro che li sfruttano. Questi ultimi commi sono forse i migliori fra tutti quelli trattati precedentemente, anche perché sono chiari e lineari nella loro formulazione e inoltre danno risalto e protezione alle vittime di vere e proprie schiavitù del mondo moderno: sfruttamento sessuale e lavorativo.
Nell’elenco dei reati di “grave allarme sociale” , è stata inclusa l’immigrazione clandestina,(una semplice contravvenzione) insieme ad associazione per delinquere, incendio, pornografia minorile, sequestro di persona, atti persecutori, circonvenzione di persone incapaci, violazione delle norme relative alla prevenzione degli infortuni e all'igiene sul lavoro e delle norme in materia di circolazione stradale, traffico illecito di rifiuti. Ciò non può che lasciare stupefatti! Com’è possibile accostare, accomunare certi illeciti?!
Riguardo alla sentenza n.5856 della Cassazione semplicemente, non è comprensibile, a parer mio, sostenere la maggiore importanza della permanenza regolare sul territorio italiano, rispetto al diritto all’istruzione, diritto di rilevanza costituzionale (art. 34).Ebbene, nel nostro Paese, ormai da circa vent’anni, l’immigrazione è una realtà; realtà troppo spesso affrontata superficialmente dal legislatore, con un accento di insofferenza e intolleranza per chi, lasciando tutto, si affida alla nostra provvidenza. Inutile negarlo: i nostri governanti non sono stati in grado, almeno secondo me, di risolvere il “problema” immigrazione, o almeno di trasformarlo in una risorsa, perché, miopi, hanno considerato troppo spesso il clandestino alla stregua di un pezzo legno che galleggia nel mare. Se non ricominciamo dalla dignità di uomo, di povero, di prossimo, avremo sempre il problema (ma davvero lo è?) immigrazione. Al catechismo ci hanno insegnato che siamo tutti figli di Dio. A scuola ci hanno ripetuto che siamo tutti uguali… Bene, mettiamolo in pratica!
Stefano Nannini
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