Finché mi è
negata la tua presenza: lettere di Abelardo ad Eloisa
Nella serata di giovedì 4 dicembre si è tenuto il secondo incontro
del gruppo Fuci di Lucca sul tema “Eros e spiritualità”.
Roberta, una fucina, ha parlato delle Lettere di Abelardo e Eloisa, introducendo inizialmente la storia
dei due protagonisti, famosa forse al pari di quella di Romeo e Giulietta, ma
con un fondamento storico. I due protagonisti, infatti, vissero realmente nel
XII secolo e partendo da un rapporto tra allieva e professore, intrecciarono
una relazione amorosa, che portò Eloisa a rimanere incinta. La nascita del
figlio e il conseguente matrimonio riparatore, svolto in segreto per non
danneggiare la carriera di Abelardo, dopo una serie di alterne vicende portarono
i due amanti a prendere i voti. Dopo l’entrata in convento non si videro più,
ma fu Eloisa ad iniziare a scrivere ad Abelardo, dopo aver letto una sua
lettera, mostrando come essa fosse ancora ardentemente innamorata e anteponesse
l’amato a Dio, pur impegnandosi nella vita di preghiera.
<< Al mio signore, anzi padre, al mio sposo anzi fratello,
la sua serva o piuttosto figlia, la sua sposa o meglio sorella… ti ho amato di
un amore sconfinato… mi è sempre stato più dolce il nome di un’amica e quello
di amante o prostituta, il mio cuore non era con me ma con te>>
Al contrario, Abelardo nelle sue lettere indica insistentemente a
Eloisa la preghiera come unico rimedio per calmare la tempesta dei sensi e
parla di un loro ricongiungimento dopo la morte. Questo porta l’amata a
promettere di non pensare più al passato e produce in lei un progressivo
cammino di maggiore avvicinamento a Dio, comprendendo anch’essa che si rivedranno
presto:
<< Mi vedrai presto, per fortificare la tua pietà con
l’orrore di un cadavere e la mia morte, ben più eloquente di me, ti dirà che
cosa si ama quando si ama un uomo.>>
Il
gruppo FUCI di Lucca
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