La testimonianza della nostra presidentessa
Durante l'estate sono molteplici le
possibilità di come passare il periodo delle vacanze, i giovani
universitari della FUCI (Federazione Universitaria Cattolica
Italiana) decidono di ritrovarsi al Monastero di Camaldoli nella
splendida cornice del Casentino. Quest'anno, a causa della
concomitanza con la GMG, è stato scelto di diversificare la
proposta: una prima settimana di esercizi spirituali dal tema “I
sentieri interrotti della misericordia” e una seconda “classica”
settimana teologica dal tema “Povertà e giustizia, nel mondo con
gli occhi del vangelo”.
Io ho partecipato alla settimana teologica per la prima volta, carica di aspettative e domande: non sapevo bene cosa aspettarmi e mi ponevo anche io la domanda che molti potrebbero farsi leggendo questo articolo: perchè dei ragazzi dovrebbero decidere di trascorrere una settimana di agosto presso un monastero? Se quando sono partita la risposta che mi ero data era forse perchè siamo ragazzi che vivono la FUCI e quindi a cui piace interrogarsi, prendere del tempo per riflettere e per stare insieme; adesso che l'ho vissuta, posso dire che è molto di più di questo.
Si sceglie di andare a Camaldoli perchè dopo un anno passato nella fatica dello studio è ciò che può permetterci di staccare da tutto, riflettere su noi stessi e su ciò che ci circonda, lontani dal frastuono delle città, dai social network ecc... A Camaldoli il telefono prende solo in alcuni punti e non vale per tutte le compagnie, anche se adesso c'è la possibilità di utilizzare la rete wifi del monastero a pagamento. Io ho deciso di prendere questa situazione quasi come una sfida, di non utilizzare il wifi, di staccare da tutto ed è stato molto più facile del previsto: vivere le relazioni con gli altri in modo autentico, senza il “disturbo” degli smartphone, l'ansia di dover essere sempre raggiungibili, è qualcosa che fa stare bene.
Inoltre a Camaldoli si va per riflettere su un tema e quello di quest'anno a me, che studio giurisprudenza, stava particolarmente a cuore. Le relazioni dei professori Massimo Grilli e Cristina Simonelli ed il confronto con loro e gli altri ragazzi hanno fornito a tutti noi alcune risposte e fatto nascere nuovi dubbi, stimolando la ricerca.
In particolare, però, si va a Camaldoli per Stare Insieme: si ha l'occasione di conoscere meglio gli altri fucini d'Italia, molti dei quali abbiamo già conosciuto agli altri appuntamenti nazionali, ma a Camaldoli si ha l'occasione di vivere insieme a loro un'intera settimana. Nella giornata scandita dai ritmi di preghiera dei monaci camaldolesi c'è tempo per parlare e confrontarsi, mangiare insieme, sparecchiare insieme, organizzare le serate per poi stare svegli fino a tardi e... cantare l'immancabile inno fucino!
L'aspetto che rende davvero unica questa esperienza, ma che a mio parere pervade la vita di chi fa parte della FUCI è la gioia dello stare insieme, la fratellanza, il sentirsi così vicini agli altri ragazzi con cui si condividono importanti momenti di crescita, al punto che dopo una settimana ci sembra di conoscerli da sempre. È proprio questa gioia che alla partenza per tornare a casa porta qualcuno a versare una lacrima, ma ci si saluta con la voglia di ritrovarsi al prossimo appuntamento per vivere altri bei momenti insieme!
Io ho partecipato alla settimana teologica per la prima volta, carica di aspettative e domande: non sapevo bene cosa aspettarmi e mi ponevo anche io la domanda che molti potrebbero farsi leggendo questo articolo: perchè dei ragazzi dovrebbero decidere di trascorrere una settimana di agosto presso un monastero? Se quando sono partita la risposta che mi ero data era forse perchè siamo ragazzi che vivono la FUCI e quindi a cui piace interrogarsi, prendere del tempo per riflettere e per stare insieme; adesso che l'ho vissuta, posso dire che è molto di più di questo.
Si sceglie di andare a Camaldoli perchè dopo un anno passato nella fatica dello studio è ciò che può permetterci di staccare da tutto, riflettere su noi stessi e su ciò che ci circonda, lontani dal frastuono delle città, dai social network ecc... A Camaldoli il telefono prende solo in alcuni punti e non vale per tutte le compagnie, anche se adesso c'è la possibilità di utilizzare la rete wifi del monastero a pagamento. Io ho deciso di prendere questa situazione quasi come una sfida, di non utilizzare il wifi, di staccare da tutto ed è stato molto più facile del previsto: vivere le relazioni con gli altri in modo autentico, senza il “disturbo” degli smartphone, l'ansia di dover essere sempre raggiungibili, è qualcosa che fa stare bene.
Inoltre a Camaldoli si va per riflettere su un tema e quello di quest'anno a me, che studio giurisprudenza, stava particolarmente a cuore. Le relazioni dei professori Massimo Grilli e Cristina Simonelli ed il confronto con loro e gli altri ragazzi hanno fornito a tutti noi alcune risposte e fatto nascere nuovi dubbi, stimolando la ricerca.
In particolare, però, si va a Camaldoli per Stare Insieme: si ha l'occasione di conoscere meglio gli altri fucini d'Italia, molti dei quali abbiamo già conosciuto agli altri appuntamenti nazionali, ma a Camaldoli si ha l'occasione di vivere insieme a loro un'intera settimana. Nella giornata scandita dai ritmi di preghiera dei monaci camaldolesi c'è tempo per parlare e confrontarsi, mangiare insieme, sparecchiare insieme, organizzare le serate per poi stare svegli fino a tardi e... cantare l'immancabile inno fucino!
L'aspetto che rende davvero unica questa esperienza, ma che a mio parere pervade la vita di chi fa parte della FUCI è la gioia dello stare insieme, la fratellanza, il sentirsi così vicini agli altri ragazzi con cui si condividono importanti momenti di crescita, al punto che dopo una settimana ci sembra di conoscerli da sempre. È proprio questa gioia che alla partenza per tornare a casa porta qualcuno a versare una lacrima, ma ci si saluta con la voglia di ritrovarsi al prossimo appuntamento per vivere altri bei momenti insieme!
Stella Capodicasa
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